Se la badante diventa in comune
L’etimologia delle parole non sbaglia mai e aiuta sempre, soprattutto quando dobbiamo comprendere bene il senso profondo di quello che esprimono e di ciò che rappresentano. Nel caso del condominio, la prima e più semplice forma di gestione democratica di un insieme di beni privati e comuni, il significato etimologico della parola è «dominare insieme». Condominio deriva infatti dal latino condominium, formato dalle particelle «con», insieme, e «dominium», possedimento. Il condominio è, dunque, un dominio, un potere da esercitato assieme agli altri. È la forma più semplice e immediata di democrazia, senza dubbio. Nella nostra società ogni condominio è una piccola nazione, con il suo organo deliberativo (l’assemblea condominiale), e le sue leggi (il regolamento condominiale). Ed ha anche una sorta di capo del governo (l’amministratore condominiale), che altri non è che un organizzatore che gestisce i servizi secondo quanto stabilito dall’assemblea. Ma può anche promuovere e proporre scelte e azioni, che poi verranno sottoposte a voto assembleare. E deve anche rispondere a esigenze o a particolari richieste che si presentino come quesiti fondamentali per il buon vivere della comunità condominiale. Chi crede che il lavoro dell’amministratore condominiale sia un lavoro ragionieristico, di controllo delle bollette, dei conti e dei pagamenti, si sbaglia. Gestire un condominio è esercitare su piccola scala la più alta forma di democrazia, quella legata al buon governo del sistema, degli impianti e dei servizi di base (l’infrastruttura potremmo dire) e dei servizi richiesti dai condomini.
Roma caput condominii
È, dunque, un mestiere che è molto più sociale di quanto si pensi. Stretti fra nuove normative, nuove disposizioni, codici legislativi, regolamenti vari e richieste puntuali dei loro amministrati, gli amministratori condominiali spesso rischiano di essere interpretati più come avvocati che come amministratori, nel vero senso etimologico di amministrare, che significa servire, curare, fornire. Se rimettiamo al centro le etimologie delle parole, amministrare un condominio significa rendere disponibili servizi secondo regole di condivisione democratica. Nulla di più alto, dunque, ma anche niente di più difficile, perché un condominio è un agglomerato sociale, un insieme di realtà sociali le cui esigenze sono diverse e che richiedono risposte ottimizzate su un livello di prestazioni definite, ma con estrema attenzione ai costi. Il condominio è una forma di gestione della collettività che non nasce a caso. Nasce in Italia, nell’antica Roma, con le insulae nelle quali alloggi di diversa dimensione e uso (proprietà e affitto) erano spesso mescolati a spazi per attività artigianali e commerciali. Roma al tempo era il centro del mondo, la metropoli per eccellenza, la città madre che doveva rispondere alle sempre maggiori richieste di nuovi alloggi e abitazioni per la popolazione che trovava nella città la sua dimensione professionale e sociale. E per gestire così tante persone e famiglie la realizzazione di condomini ebbe la particolarità di garantire una adeguata gestione sociale, improntata alla razionalità e alla prevenzione dei problemi.
Nuove esigenze
Ancora oggi i nostri condomini hanno la stessa impronta di quelli dell’antica Roma, se non nella forma, nella sostanza. Sono agglomerati di alloggi nei quali vivono diversi soggetti (giovani, anziani, famiglie con e senza bambini, con e senza animali domestici), che conducono vite parallele, spesso neppure si frequentano, ma che hanno in comune molte esigenze. In primo luogo quelle del vivere quotidiano. E se per le giovani coppie con figli i problemi del vivere quotidiano sono per lo più legati alla gestione del tempo di «non scuola», per le persone anziane, per esempio, vi sono moltissime esigenze che oggi stentano a trovare una collocazione ordinaria nella gestione condominiale, dai servizi alla persona ai supporti sanitari e di conforto. I condomini oggi sono sempre più insiemi di esigenze sociali, piccole e grandi, che dalla dimensione condominiale potrebbero, anzi devono, trovare una nuova modalità di risoluzione, per garantire un maggiore benessere. In Italia oggi si fa strada una nuova forma di gestione condominiale, legata al cosiddetto «condominio solidale». Si tratta di una gestione che oltre agli impianti, alla luce, all’acqua, al riscaldamento e alle pulizie, associa anche altri servizi, più orientati a risolvere i piccoli e grandi problemi sociali, molti dei quali legati alla crisi economica e alla riduzione delle disponibilità dei singoli. Per esempio, il tema delle badanti per le persone anziane. Quante famiglie hanno necessità di trovarne una per accudire, per alcune ore del giorno, i propri genitori anziani? E dato che il 40% delle famiglie italiane vive in condominio, dunque perlomeno il 40% degli anziani, perché allora non pensare a forme condivise di gestione di questi servizio? La badante di condominio è un servizio che ha iniziato da un po’ di tempo a essere introdotto nel nostro Paese, prima sulla base di alcune sperimentazioni promosse anche da alcune associazioni di amministratori, e poi sulla scia di altre iniziative di solidarietà che la crisi ha messo in moto. In altri Paesi europei, soprattutto del Nord Europa, i modelli di social housing sono molto diffusi, e riguardano sistemi di gestione dei servizi comuni che tendono a mettere assieme le esigenze e a ottimizzare costi e tempi, dai servizi per gli anziani a quelli per le famiglie con figli, ovvero dalle badanti condominiali agli asili nido di condominio.
Necessità in comune
Questi modelli puntano non solo alla risoluzione dei problemi, ma anche a creare maggiore socialità, condivisione, solidarietà. In una società sempre più frammentata e virtuale, la condivisione reale è un fattore innovativo di grande rilevanza. La crisi ha velocizzato anche in Italia un cambiamento che era comunque nell’aria. La badante di condominio fino a un po’ di tempo fa era una notizia, oggi non lo è più. Inizia a diventare la normalità, da Bologna a Trento, da Lodi a Trieste, da Torino a Modena, da Milano a Mestre. Dividere la spesa tra più soggetti, permettendo ad una badante un monte ore lavorative sufficiente a garantirle un adeguata retribuzione complessiva, è una perfetta rappresentazione del condominio solidale, in tutti i sensi. Ma non è solo questione di badanti. Gli esempi di condomini solidali sono molti e sono soprattutto legati alla ricerca di mettere in comune e di condividere altre necessità, come nel caso della spesa quotidiana, ad esempio attraverso la creazione di gruppi di acquisto solidale che riescono a risparmiare dal 20% al 30% comprando all’ingrosso, oppure scegliendo prodotti di qualità direttamente dai produttori. E ancora la baby sitter di condominio o l’infermiere, figure che offrono assistenza a più persone e abbattono i costi delle loro prestazioni, ottimizzano i tempi e garantiscono alta professionalità. Un altro tema è quello delle disabilità e della progressiva perdita di autonomia delle persone anziane. Il condominio solidale allarga e amplifica il significato di condominio stesso, lo esalta nel suo essere forma più semplice e immediata di comunità e di gestione dei servizi per una comunità. E in questo scenario è evidente che la figura dell’amministratore cambia, deve cambiare, deve modernizzarsi ed essere pronta a studiare e proporre soluzioni in rapporto delle tipologie condominiali gestite. Documentandosi sulle buone pratiche esistenti e portando esempi dove siano utili a promuovere soluzioni adeguate alle esigenze da risolvere. Un amministratore che agisce in questo modo interpreta pienamente il suo mandato e soprattutto fa onore alla sua professione, una professione che oggi sempre più deve riscoprire il lato sociale, agendo sulla solidarietà come fattore di miglioramento del benessere e anche di risparmio. Perché essere solidali significa condividere e ottimizzare le risorse. Dunque anche risparmiare. E di questi tempi non è certo poco.
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