Rivoluzione antenna e tv in condominio
Chi vive in condominio, e chi lo amministra, farà bene a rizzare le antenne. Tra pochi mesi, infatti, si cambia tutto. Così uno dei più delicati argomenti nelle assemblee di condominio, in cui non manca mai chi si lamenta della ricezione del segnale televisivo, rischia di scaldarsi ulteriormente. Colpevole di questa perturbazione che si abbatterà sui condomini ha un nome: tecnologia. Utile perché facilita la vita, indispensabile per chi lavora, divertente per il tempo libero, la tecnologia può diventare devastante in due occasioni: quando non funziona e quando cambia radicalmente. In questo caso il punto cruciale è il passaggio allo standard Dvb-T2. Con questa rivoluzione sancita per legge 40 milioni di televisori saranno da adeguare entro giugno 2022. Per la verità una piccola parte, quelli acquistati più o meno nell’ultimo anno, a patto che siano di ultima generazione, non dovrebbero avere problemi, perché hanno già un decoder interno adeguato. Ma per tutti gli altri, oltre il 90%, si cambia. Il governo ha promesso di contribuire con un fondo speciale che renda meno onerosa la rottamazione dell’amato schermo casalingo, ma è ancora tutto da vedere come si concretizzerà.
Spegnere e poi riaccendere
Lo switch off, infatti, prevede che le attuali trasmissioni con lo standard digitale terrestre siano spente per il passaggio al sistema Dvb-T2, che utilizza il codice di compressione Hevc. In sostanza, la transizione è simile a quella avvenuta con il passaggio dai vecchi televisori analogici a quelli per il digitale terrestre. Entro giugno 2022, cioè entro i prossimi quattro anni, i casi sono sono due: o si acquista un nuovo televisore aggiornato allo standard, oppure bisogna dotarsi di un decoder da collegare allo schermo di casa. Ma quella data rappresenta solo il traguardo finale: in realtà la migrazione inizierà tra due anni: il processo di abbandono dell’attuale digitale inizierà tra pochi mesi, il 1 gennaio del 2020, e terminerà entro e non oltre il 30 giugno 2022. A prima vista sembra un tempo adeguato, ma quasi certamente non mancheranno i problemi: lo switch off dell’analogico al digitale è avvenuto in sei anni e non senza proteste e inconvenienti.
Aggiornamento necessario
Ma perché sta per avvenire questo ribaltone hi-tech? Per colpa degli smartphone. O, meglio della futura generazione di smartphone super veloci, super efficienti, ma anche super utilizzatori di banda. L’addio all’attuale digitale terrestre, infatti, è la conseguenza della restrizione delle risorse delle frequenze destinate alle trasmissioni televisive, dato che parte della banda elettromagnetica è stata «ceduta» al 5G, cioè al prossimo standard di trasmissione per smartphone. Attenti: la decisione non è solo Italiana, ma di tutta Europa. In caso contrario si sarebbe rischiato di avere telefonini non funzionanti una volta varcata la frontiera. In pratica, la televisione lascia spazio nell’etere alla trasmissione di dati superveloce destinata a telefoni e tablet. Per fare questo adotta anche un metodo di compressione dei dati più efficiente.
Come avverrà il passaggio
Ad adeguarsi al nuovo standard saranno progressivamente zone diverse d’Italia. Il piano di migrazione sarò deciso dall’Agcom, l’authority che regola le comunicazioni. Siete curiosi di sapere quando vi toccherà cambiare il televisore o comprare un decoder? Il Piano nazionale assegnazione frequenze sarà disponibile (nei piani) entro il 31 maggio del 2018.
Che cosa cambia
Il passaggio allo standard Tvb-T2, comporta anche la migrazione al codec Hevc (High Efficency Video Coding), che utilizza un algoritmo di decompressione molto efficiente, migliora la qualità video e raddoppia il rapporto della compressione dei dati. Non solo: supporta l’ultra definizione a 8K e risoluzioni fino a 8192 x 4320 pixel. Tradotto: consente di vedere immagini super ultra definite, anche se per la verità al momento non ci sono televisori in vendita con queste caratteristiche (il massimo in commercio al momento è 4K, a 3840 × 2160 pixel). Ma domani chissà.
Canali scombinati
Il passaggio al nuovo standard comporta anche un altro problema: non ci sarà più lo spazio digitale per lo stesso numero di multiplex (cioè tecnica di trasmissione e diffusione del segnale televisivo tramite il quale più canali sono diffusi assieme sulla medesima banda di frequenze grazie all’uso combinato di tecniche di compressione dei dati e multiplazione), anche se il sistema dovrebbe essere più efficiente. In teoria, però, dovrebbe essere mantenuta in qualche maniera la banda disponibile per ogni emittente. Risultato: ci saranno multpliex condivisi tra diverse emittenti, soprattutto per quello che riguarda le tv locali, e non è chiaro che cosa succederà. Preparatevi anche a riorganizzare i canali: la revisione delle numerazioni, che si riflette sulla gerarchia del telecomando, porterà altre inevitabili polemiche. E discussioni in condominio. Per esempio, il piano prevede che non sia possibile per una emittente televisiva programmare un passaggio dolce da una tecnologia all’altra. I vari canali, insomma, non potranno fare simulcast, cioè trasmettere contemporaneamente nel vecchio e nel nuovo formato, come è avvenuto per il passaggio al digitale terrestre, in modo da far digerire il cambiamento ai propri utenti. I sistemi, invece, cambieranno da un giorno con l’altro. Così vuole la legge.
Il nodo delle antenne
Vabbè, saranno problemi per i condòmini, per i singoli. Ma per il condominio? Negli edifici residenziali e, più in generale, per tutti gli impianti canalizzati, ci sarà anche la necessità di riconfigurare l’antenna centralizzata per filtrare correttamente i canali attivi e che saranno diversi da quelli precedenti. Il caso del 2016, che nell’estate ha coinvolto La7, è emblematico: un cambio di frequenze ha portato praticamente all’oscuramento generalizzato del canale in parecchi impianti condominiali, con il conseguente intervento di riconfigurazione da parte dell’antennista. Tra due anni sarà peggio: cambieranno tutti i canali, ma non insieme. Meglio prenotare per tempo l’antennista e prepararsi a infuocate assemblee condominiali