Risparmio energetico: taglia (i consumi) che ti passa
Risparmio energetico in condominio
I condomini italiani sono per l’85% edifici che consumano troppo. Ridurre gli sprechi rappresenta così una prospettiva obbligata per il futuro. Come fare per ottenere risparmio energetico? Il primo passo è incaricare un tecnico di individuare i punti deboli. Poi, l’amministratore…
In Italia un terzo del consumo di energia è riconducibile agli edifici residenziali, i quali sono responsabili del 36% delle emissioni di Co2 nell’aria. Gli elevati consumi sono da imputare allo stato in cui verte il patrimonio edilizio italiano, per la maggior parte vetusto e fortemente energivoro.
Basti pensare che oltre il 70% di tale patrimonio è stato costruito prima del 1976, quindi con caratteristiche di scarsa o pressoché nulla rispondenza alle normative energetiche. La quantità del patrimonio a elevato consumo energetico sale esponenzialmente se si considera il patrimonio costruito prima del 2005, anno di emanazione delle prime norme tecniche per le costruzioni con precise prescrizioni energetiche (attuazione della direttiva europea).
Se ci si sofferma solo sui condomini, i numeri risultano ancora più rilevanti. Infatti, oltre l’85% appartiene a classi energetiche a elevato consumo. È evidente che gran parte del consumo energetico potrebbe oggi essere notevolmente abbattuto attraverso adeguati interventi di efficientamento energetico, con ricadute positive su più fronti, dal risparmio in bolletta per le famiglie all’indotto economico generato dai processi di riqualificazione, oltre ai benefici ambientali derivanti da una riduzione della produzione di Co2 nell’aria.
MERCATO PIGRO – Nonostante i numerosi benefici che gli interventi di riqualificazione energetica possono apportare al territorio, alle famiglie e alle imprese, il mercato italiano non sembra ancora particolarmente attratto da investimenti di questo tipo, molto probabilmente per un difetto di comunicazione e di comprensione delle effettive convenienze che oggi è possibile ricavare dalla riqualificazione energetica degli edifici.
Ciò si verifica soprattutto in ambito condominiale, dove a una scarsa informazione si aggiunge la difficoltà di intervenire in seguito a procedure più complesse, a difficoltà economiche legate alla multiproprietà degli spazi, agli ostacoli normativi che ne limitano la possibilità di accedere agli incentivi e alle agevolazioni promosse dallo Stato per le parti comuni dei condomini.
Il governo, consapevole della necessità di intervenire anche e soprattutto sul comparto edilizio condominiale ha introdotto con la nuova legge di bilancio importanti novità volte a favorire l’accesso agli incentivi ed agevolazioni. Ne è un esempio la possibilità per i condòmini di optare per la cessione del credito (in luogo della detrazione fiscale) ai fornitori che eseguono i lavori o a soggetti terzi.
PRIMI PASSI – Al fine di sfruttare al meglio tali oportunità è necessaria la collaborazione attiva degli amministratori condominiali, i quali devono presiedere in tutte le fasi, dalla constatazione del problema alle fasi di realizzazione dell’intervento. Ma quali sono i primi passi da compiere per verificare le esigenze di riqualificazione energetica di un edificio complesso come un condomino?
La prima mossa da compiere per migliorare l’efficienza e abbattere i consumi è procedere a una diagnosi energetica dell’edificio per valutare le dispersioni termiche, eventuali infiltrazioni e inefficienze, carenze tecnologiche e funzionali. Insomma, valutare tutti gli elementi di debolezza sui quali successivamente predisporre uno studio delle soluzioni tecnologiche più idonee. L’individuazione delle soluzioni deve essere accompagnata da un piano composto da diverse ipotesi, attuabili anche per stralci e/o per parti (data la particolarità del condominio), con l’individuazione specifica di costi e tempi di rientro dell’investimento, associando alla proposta anche i meccanismi di finanziabilità dell’intervento.
STRUTTURA & IMPIANTI – Quali sono gli interventi da compiere per rendere maggiormente efficienti i nostri edifici condominiali? Principalmente interessano la struttura e gli impianti. In particolare, riguardano interventi sull’involucro, che possono ridurre il fabbisogno energetico fino al 25% (isolamento delle pareti interne, delle pareti esterne, dell’intercapedine, dei solai, interventi sulle aperture e sulla copertura).
Gli interventi sugli impianti e l’introduzione di soluzioni domotiche consentono a loro volta di apportare notevoli risparmi energetici perché ottimizzano l’utilizzo degli impianti stessi attraverso sistemi intelligenti. Tra i sistemi demotici in grado di rendere efficiente energeticamente un edificio troviamo, per esempio, la gestione automatica delle tende da sole in funzione dell’irraggiamento solare, del ricambio d’aria automatico in funzione dell’utilizzo dei vari ambienti, dell’accensione e spegnimento automatico delle luci in presenza di persone.
DECIDE L’ASSEMBLEA – La predisposizione di elementi di efficientamento energetico negli edifici condominiali rappresenta la vera sfida per il nostro Paese e passa attraverso azioni regolate dal codice civile, a partire dalla decisione dell’assemblea condominiale. La legge di riforma del 2012 inserisce gli interventi di efficientamento energetico nella categoria di innovazione tecnologica, che ha facilitazioni in termini di autorizzazioni da parte dell’assemblea condominiale.
In generale, per di contenimento del consumo energetico e installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, individuati attraverso un attestato di certificazione energetica o una diagnosi realizzata da un tecnico abilitato, l’assemblea può deliberare con la maggioranza degli intervenuti e almeno dei rappresentanti di un terzo dei millesimi dell’edificio. In questo caso, non occorre che all’atto della delibera sia già esistente il progetto delle opere, corredato dalla relazione tecnica di conformità.
Il progetto dovrà ovviamente essere redatto e depositato in Comune prima dell’inizio dei lavori. Qualora, invece, l’intervento non sia stato individuato attraverso diagnosi o certificazione energetica, ma semplicemente proposto e richiesto anche da un solo condomino, l’amministratore è tenuto a convocare l’assemblea entro trenta giorni dalla richiesta.
La richiesta deve contenere l’indicazione del contenuto specifico e delle modalità di esecuzione degli interventi proposti. L’amministratore condominiale può e deve giocare in questo un ruolo centrale come intermediario tra le opportunità offerte dal mercato e i condòmini. In particolare, l’amministratore dovrebbe predisporre azioni di sensibilizzazione sulle opportunità in termini di incentivi e agevolazioni nonché sui benefici economici indotti dalle azioni di efficientamento derivanti da una riduzione dei consumi che, nei casi migliori, può arrivare fino all’80%.
L’efficienza non è mai troppa, sia quella energetica che quella della filiera e degli amministratori stessi, i quali oggi devono iniziare a essere maggiormente promotori dell’innovazione tecnologica, perché l’efficienza energetica è non solo risparmio ma anche e soprattutto buona gestione.
(Fiorella Angeli)