Portoni di ingresso, come trovare la tranquillità
Basta un niente per rovinare la performance acustica di un portoncino d’ingresso. E se consideriamo che in Italia i limiti di legge in termini di decibel non garantiscono automaticamente il comfort abitativo, ecco che in quel «niente» si nasconde la differenza tra un condominio silenzioso e uno in cui gli androni possono sembrare il corridoio di casa. Lo ha spiegato Cristiano Vassanelli, ingegnere specializzato in acustica in edilizia in uno degli interventi nel corso della Fiera del Condominio. È sufficiente un errore nella posa del portoncino stesso, ha spiegato, perché «la variante-posa è preponderante nel mondo dell’acustica: se manca quell’anello… tutto si rompe».
Il caso
È il caso, per esempio, di un condominio che ha chiesto a Vassanelli una consulenza su un portoncino blindato d’ingresso rumoroso, che disturbava ai condomini. «La qualità di costruzione del portoncino era buona, ma da più appartamenti lamentavano di sentire tutto quello che succede sulle scale, anche i dialoghi a voce in un tono normale, parola per parola». L’indagine di Vassanelli è iniziata da una fonte sonora, dal rumore standard capace di coprire tutte le frequenze, il cosiddetto rumore bianco. Il portoncino è stato suddiviso in varie aree per i rilevamenti sia sul suo lato esterno sia sul lato interno. «Le frequenze che interessano l’acustica applicata all’edilizia vanno da 100 a 3.150 hertz: è in quel raggio che cade la stragrande maggioranza dei rumori che percepiamo», ha spiegato il tecnico. Il risultato è stato che attorno ai 1.000 hertz si notava la perdita d’isolamento acustico del portoncino: vista la frequenza, il problema è facilmente percepibile nell’ambito del parlato. Ma, soprattutto, l’indice d’isolamento complessivo del portoncino era di circa 30 decibel contro i 40 certificati in laboratorio dall’azienda che l’aveva fornito. «A quel punto il problema della rumorosità era il portoncino o la metodologia di posa».
I controlli
Sono quindi iniziati i controlli sul telaio metallico, dove il portoncino chiude. «Ho cominciato a trovare spifferi su spifferi. Consideriamo che una fessura di 2 millimetri fa chiaramente passare rumore. Perciò bisognerebbe sigillare al punto tale che non filtri nulla». Basta dunque un errore di posa perché un committente recrimini sul proprio investimento. Come evitare un caso simile? Secondo Vassanelli, una messa in posa affidabile passa per tre punti. Il primo: «Più guarnizioni abbiamo in battuta a chiudere bene e migliore sarà la prestazione di un portoncino: io, per esempio, chiedo sempre minimo tre guarnizioni per avere la chiusura stagna necessaria». Il secondo: «Va sempre valutata la planarità dei telai». Il terzo: «Durante la posa del portoncino è necessario essere certi di aver messo perfettamente in bolla gli elementi di chiusura».
Che cosa dice la legge
In edilizia esistono i rumori aerei, che di solito disturbano chi ci abita vicino, sopra, sotto o di fianco: dal parlato alla radio, dalla televisione al suono di determinati strumenti. Quindi i rumori di percussione o calpestio, che disturbano anche a grande distanza. Infine, i suoni provocati dagli impianti. Gli indici di prestazione degli edifici sono tuttora regolati da un Dpcm del 5 dicembre 1997. Riflette Vassanelli: «Da anni aspettiamo qualche aggiornamento e l’ultima bozza è del 2010. Nel decreto i requisiti sono definiti come i minimi standard qualitativi che un ambiente abitativo deve garantire al fine di soddisfare il benessere acustico di coloro che ne fruiscono. Visto quel minimi standard, il rispetto della legge non esclude una distanza dalle problematiche di chi soffre il rumore». Un esempio? L’indice di isolamento di facciata: «Per l’edilizia residenziale la facciata dovrà proteggermi dall’esterno per almeno 40 decibel. Ma se in alta montagna quei 40 decibel sono fin troppo elevati, nel caso di una casa a 12 metri da un passaggio ferroviario essi non danno alcun comfort».
Come risolvere il problema
Raimondo Frau è direttore tecnico & logistica di Hörmann, azienda tra i leader in Europa nella produzione di portoni, porte, telai e motorizzazioni. E il caso appena descritto del portoncino d’ingresso è interessante, ha spiegato. Quando si parla di Hörmann «anche i portoncini di serie hanno un sistema di chiusura a tre guarnizioni di tipo pluri-camera». In fatto di posa, per Frau, «il punto di partenza è dare indicazioni estremamente dettagliate ai tecnici». Quei tecnici che, nel caso del brand trentino, lavorano con «cerniere a regolazione tridimensionale su ogni portoncino, il che permette di muovere l’anta in ogni direzione per accoppiarla al telaio: un aspetto, quest’ultimo, ch’è anche di tenuta acustica». Un altro passaggio da non sottovalutare, rimarca Frau, è «la soglia inferiore. Spesso è trascurata e si crede basti una piccola guarnizione flottante, invece una soglia inferiore anch’essa dotata di tre guarnizioni e sostituibile nel tempo mantiene la performance del portoncino pure sul piano acustico». E, infine, il contro-telaio: «Un contro-telaio non acciaioso, di massa ridotta, con buona elasticità e buona performance, garantisce la performance e semplifica anche la vita dell’installatore».
I limiti di legge
Il Dpcm del 1997, quando parla dei livelli massimi di disturbo consentito, stabilisce per quanto riguarda il rumore da calpestio una soglia massima di 63 decibel. L’Italia, in questo senso, è penultima in Europa. L’Austria chiede un limite di 40 decibel: «Vuol dire che se c’è una festa al piano di sopra un cittadino austriaco non la sente: già a 60 decibel, invece, è come se tu fossi dentro alla festa nonostante non ti abbiano invitato», spiega l’ingegner Cristiano Vassanelli.