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Parapetti in vetro Faraone: la sicurezza che viene dal rispetto delle norme

Faraone
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Il manuale del parapetto in vetro richiesto da più di 16.000 professionisti

La sicurezza non ha prezzo: per questo nella scelta dei parapetti in vetro vanno controllati attentamente i parametri tecnici proposti dalle aziende. Che qualche volta sono una trappola in cui non bisogna cadere.

Nel 2024 è ancora necessario parlare di parapetti in vetro non a norma? È possibile che ci siano condomini dove gli abitanti corrono il rischio di precipitare nel vuoto o, perlomeno, di assistere a qualche incidente? O, peggio, che scelgano di installare un prodotto fuori norma?

«Sì, sono costretto a ripetermi, finché trovo progettisti e utilizzatori che non prestano attenzione agli attestati di prova sui parapetti in vetro», annuisce Sabatino Faraone, fondatore della omonima azienda di Tortoreto (Teramo). E questo è anche il motivo per cui l’azienda si è impegnata nella realizzazione di una Guida alla progettazione dei Parapetti in vetro, che si può anche scaricare gratuitamente dal web.

A testimonianza della scarsa coscienza che ancora accomuna troppi tecnici e committenti, l’imprenditore racconta un aneddoto: «Un progettista con due suoi collaboratori è passato in azienda. Era in zona e ha pensato di farmi un saluto, visto che avevamo collaborato in passato sulle facciate e per analizzare un progetto che sta portando avanti sui parapetti in vetro con i miei collaboratori. Dopo i saluti, ho partecipato alla riunione, spinto dalla curiosità, ma forse sarebbe stato meglio non esserci».

La storia

Faraone si riferisce a un episodio in cui i suoi collaboratori erano intenti a delineare dei capitolati sui parapetti assieme al progettista: «Ho colto l’opportunità di partecipare, perché ero interessato a comprendere il loro punto di vista sulle nuove voci di capitolato sviluppate e le eventuali modifiche da apportare, prima di definire e poi stampare il nuovo lavoro da abbinare alla Guida alla progettazione dei Parapetti in Vetro».

Ma la riunione di lavoro ha preso una svolta inaspettata, con un rilievo da parte del progettista: «Noi apprezziamo la vostra comunicazione sui parapetti in vetro, troviamo utile la Guida e tutto ciò che fate per informarci sulle norme. Tuttavia, mi dispiace dire che arriva anche la concorrenza dall’estero a prezzi inferiori, e talvolta anche di molto, con prodotti di qualità certificati da laboratori di prove italiani. Grazie al fatto che ci conosciamo da tempo, mi permetto di mostrare il catalogo e il relativo certificato che ho ricevuto dal direttore Italia di questa azienda, il quale mi ha illustrato le norme riportate nei loro rapporti di prova».

Ma la prova portata a testimonianza di una concorrenza sempre più agguerrita non sembra essere stata una mossa azzeccata. Faraone, racconta, a quel punto, ha messo i puntini sulle «i»: «Ho detto tante volte di guardare al codice delle norme utilizzate nel fare le prove di laboratorio e siamo ancora a questo punto? Nessuno si è accorto che sull’attestato è riportata la Uni 10807-1999? Capisco sia difficile memorizzare la norma Uni, ma la data 1999 non crea un dubbio?».

L’inganno

Il riferimento è alla norma datata 1999, che chiedeva solo la resistenza di 100 chilogrammi al metro. Quella indicata nel catalogo mostrato nella circostanza, indicava che ha superato i 300 chilogrammi, «ma non sappiamo che flessione abbia raggiunto il vetro. Inoltre, nel 1999 la prova dinamica di impatto era prevista solo con il sacco morbido e lanciato da una distanza di soli 300 millimetri, come è ben indicato nell’attestato».

Regole aggiornate

A quel punto, racconta l’imprenditore, il progettista ha compreso che il paragone non era stato appropriato e ha subito chiesto scusa, anche perché infastidito di quanto sia facile essere presi in giro. «Bisogna ricordare che le uniche norme che oggi esistono per l’esecuzione delle prove sui parapetti in vetro sono la Uni 11678 del 2017 e l’ultimo decreto ministeriale da rispettare è quello del 2018», ha ricordato Faraone.

Che aggiunge anche che i laboratori di prova eseguono semplicemente i test secondo la norma che viene loro richiesta, e la stessa è poi riportata nel loro attestato. «Non possono sapere se quel rapporto di prova servirà per l’Italia o altri Paesi con norme differenti e meno severe di quelle italiane. L’azienda che ha un prodotto parapetto che non rientra nel rispetto delle norme vigenti utilizza questo trucco e al 99% dei casi in Italia passa inosservato. Diverso è, per esempio, in Francia, dove l’attestato ha valore solo se poi è omologato da un organo nazionale».

Morale: non bisogna lasciare che la sicurezza sia compromessa da informazioni non aggiornate o incomplete.

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Autore: Franco Saro

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