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Nei condomini c’è fame di nuova energia, rivela uno studio

Il condominio è il primo nucleo di energy community: un ecosistema in cui le forme di autoproduzione dell’energia, tipicamente da fonte rinnovabile, contribuiscono a definire un nuovo ruolo dei consumatori. È il senso di una ricerca commissionata da Energy@home, un’associazione fondata da quattro grandi imprese italiane e che oggi comprende oltre 20 associati. Lo studio effettuato da Energy@Home con il contributo scientifico di Elemens, Rse e Kantar, analizza le principali barriere allo sviluppo dell’autoconsumo condominiale e suggerisce le soluzioni normative e tecnico- economiche per superare le attuali criticità.

«Negli ultimi anni l’Associazione Energy@home si è proposta anche come luogo privilegiato di incontro tra industrie diverse per identificare e studiare nuovi casi d’uso e nuovi business model legati al mondo della Smart Home e all’uso intelligente dell’energia», è l’opinione di Marco Signa, direttore dell’associazione. «Anche quest’anno Energy@Home ha offerto all’esterno questo patrimonio di idee, promuovendo il dibattito su un tema di grande attualità con competenza e concretezza. Abbiamo affrontato il tema delle Energy community partendo dalla sua applicazione pratica ai condomini, evidenziando un potenziale interessante così come barriere e soluzioni, a beneficio non solo degli operatori del settore, ma di tutto il sistema Italia».

Case a Milano

Case a Milano

Condivisione e produzione

Secondo Energy@home, realizzando nuove forme di condivisione della produzione di energia, le comunità presenti sul territorio potranno soddisfare, attraverso innovativi strumenti digitali, i propri fabbisogni, massimizzando così i benefici per tutto il sistema.

Si tratta di benefici in termini ambientali, con una consistente riduzione della CO2 emessa per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma anche di benefici economici con il valore aggiunto incrementale generato dagli investimenti in nuova capacità fotovoltaica, la riduzione del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso e i nuovi posti di lavoro. L’analisi costi benefici si traduce in un saldo positivo per il sistema paese compreso tra 1,4 e 2 miliardi di euro, tenendo conto delle spese che dovranno essere sostenute per l’adeguamento della rete elettrica e la redistribuzione oneri di sistema e dispacciamento.

Sempre secondo l’analisi, per rispettare gli obiettivi sfidanti sulle rinnovabili imposti dalla direttiva RED II sarà necessario quintuplicare il numero attuale di installazioni annuali di impianti fotovoltaici. A questo fine non basterà installare impianti sui tetti delle case singole o bifamiliari, come accade oggi. Bisognerà sfruttare al meglio tutti gli spazi disponibili e uno degli spazi a maggior potenziale, a oggi poco sfruttato, è il condominio, dove per ragioni prima di tutto normative ma anche di accettabilità dell’investimento da parte dei singoli condòmini, si sono installati pochi impianti e senza percezione di risparmio sulla bolletta.

I motivi risiedono nel fatto che oggi gli impianti di autoproduzione condominiali possono essere sfruttati per risparmiare solo sui consumi delle parti comuni dell’edificio, principalmente ascensori e luci, senza che ci sia la possibilità per i singoli condomini di utilizzare l’energia autoprodotta per i propri consumi privati (luci di casa, elettrodomestici, computer).

Superare queste barriere è necessario e possibile. Secondo Tommaso Barbetti di Elemens, tra gli autori dello studio, «la nuova direttiva europea Red II si candida a rivoluzionare il mondo dell’autoconsumo, aprendo ai sistemi con una pluralità di clienti a oggi non ammessi dalla regolazione italiana. Tra i vari modelli che si stagliano all’orizzonte, quello di più immediata applicazione pare quello dei prosumer condominiali, con l’energia prodotta sui tetti che potrà finalmente essere consumata anche dalle famiglie: i risparmi sulle bollette potranno essere sostanziosi (nell’intorno del 20%), con un potenziale di mercato che potrebbe arrivare fino a 250 mila condomini. Già nei prossimi mesi si aprirà il cantiere normativo che porterà, in tempi ragionevolmente brevi, alla definizione delle modalità con cui ciò potrà avvenire».

Lo studio presenta anche un’indagine svolta da Kantar con un gruppo di amministratori di condominio da cui emerge che, benché ci sia ancora molta diffidenza verso questo tipo di proposte, c’è un crescente interesse a valutare iniziative di questa portata. Tenuto conto dei numerosi aspetti tecnici, burocratici e gestionali, prevale la tendenza ad affidarsi a società specializzate, le Esco, per sostenere l’investimento, gestire l’impianto per tutta la vita utile e ripartire gli autoconsumi sulla base di regole definite di comune accordo con gli amministratori e i condomini.

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Autore: Virginia Gambino

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