Le tre C per amministrare eticamente il condominio
Cultura, conoscenza e consapevolezza, sono le tre C che reggono il condominio. Non se ne può fare a meno per vivere responsabilmente, lavorare eticamente ed amministrare professionalmente un edificio.
Tutti devono contribuire all’etica delle tre C: i condòmini, gli inquilini, i fornitori e l’amministratore quale direttore d’orchestra che deve fare in modo che tutto si armonizzi e dia vita all’equilibrio che rende sostenibile il condominio. Non esiste una parte privilegiata, non esiste «io» in condominio.
Esiste il noi in un rapporto di win-win. O si vince insieme o non si vince. Non si possono parlare lingue differenti, perché altrimenti il condominio si trasforma in una Torre di Babele. Un condominio funziona ed è in equilibrio quando gli interessi di tutti vengono rispettati dalle parti.
Questo, per i proprietari e per gli inquilini, significa rispetto per i vicini, per le parti comuni, attenzione a non sporcare, cura nel mantenere piacevoli le parti comuni e le aree coperte o scoperte; pagare le spese condominiali con puntualità, nell’interesse di tutti (non dell’amministratore) e nel rispetto del lavoro dei fornitori; rispettare e pagare in maniera congrua e coerente l’amministratore, apprezzandone il ruolo e l’operato.
Significa osservare il regolamento non solo quando fa comodo, ma anche quando significa fare un passo indietro nell’interesse comune; significa non sfruttare l’amministratore per risolvere i propri problemi personali con gli altri condomini, evitando il confronto; significa comunicare in modo assertivo rispettando i diritti di tutti, cercando, con un minimo di empatia, prima di giudicare senza appello, di calarsi nei panni dell’altro.
Per i fornitori invece, vuol dire trovare le migliori soluzioni al miglior prezzo, rispettando il condominio, i condòmini e l’amministratore; significa offrire un servizio che dia garanzie di qualità in tempi ragionevoli e significa promettere sapendo di poter mantenere le promesse.
L’amministratore dal canto suo deve porsi in una posizione di superiorità, dovuta alle responsabilità che ricopre connesse alla sua carica; questo vuol dire non certo essere autoritario o dittatore, ma acquisire risolutezza nel guidare l’assemblea verso delibere volte al mantenimento dell’edificio in stato ottimale e volte ad incoraggiare rapporti sereni, disincentivando l’aggressività e isolando i facinorosi. Significa anche ascoltare e intercettare bisogni nascosti che spesso si celano dietro ai conflitti.
Significa pagare i fornitori secondo gli accordi, evitando che diventino la banca di comodo dei condòmini morosi; significa quindi dare il via ai lavori solo quando si hanno risorse finanziarie per farlo; significa rispettare sempre le persone, sapendo isolare problemi e posizioni.
Significa mantenere rispetto per il proprio ruolo senza svendersi per compiacere chi tende a sfruttare il suo lavoro. Sicuramente non è facile, ma non esiste un altro modo: ognuno deve fare la propria parte.
Questo è a mio parere il futuro del condominio, basato su rapporti autentici nell’ottica della sostenibilità, della cooperazione e della condivisione. Questa è la mia filosofia dell’abitare, a cui sto dedicando gran parte delle mie energie, inventando anche modi alternativi per arrivare al cuore della gente, con semplicità ed allegria, dote necessaria di questi tempi per guardare al futuro con ottimismo.
di Daniela Zeba