La transizione green e la sostenibilità digitale per gli edifici
Il rispetto dell’ambiente è importante, ma aspetti sociali ed economici suggeriscono di ampliare il concetto di efficientamento con una valutazione di tutte le sfere di sostenibilità.
Gli allarmi lanciati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) rispetto alle conseguenze del cambiamento climatico sono ormai diventati una realtà. La vera sfida del XXI secolo è ridurre l’impatto delle attività umane sul pianeta, introducendo uno sviluppo sociale ed economico che adotti i principi di sostenibilità.
In questo contesto, l’industria Aeco (Architecture, Engineering, Construction and Operation) gioca un ruolo fondamentale a causa degli impatti che genera (circa il 40% dell’energia e delle materie richieste dall’economia sono utilizzate nel settore delle costruzioni).
L’Unione Europea, con l’obiettivo di diventare il primo continente a impatto zero entro il 2050, ha pubblicato diverse direttive che mirano a migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
Però, ancora il 75% dell’ambiente costruito europeo necessita di migliorare le proprie prestazioni per rispettare le direttive a oggi vigenti. Mentre, il dato cresce a 97% se consideriamo i target definiti per il 2050 dal Green Deal.
Transizione digitale sostenibile
Per traslare verso uno sviluppo sostenibile è necessario considerare anche altri due aspetti. Da una parte, ricordando che almeno il 90% della vita di una persona viene trascorsa all’interno di uno spazio chiuso, l’ambiente costruito ha un impatto anche a livello sociale sul benessere degli utenti. Dall’altra, l’aspetto economico non è sottovalutabile.
Oltre ai costi di costruzione o di riqualificazione bisogna considerare tutti gli oneri delle fasi di uso dell’edificio, che incidono notevolmente sul costo del totale ciclo di vita.
È proprio per questi aspetti, non solo ambientali, ma sociali ed economici, che dobbiamo traslare dal concetto di efficientamento energetico, espresso come green building, a uno che miri alla valutazione di tutte le sfere di sostenibilità, espresso come smart sustainable building.
Per comprendere la differenza è necessario cercare di definire e confrontare queste due filosofie di costruzione e gestione dell’ambiente costruito.
In particolare, il concetto di smart sustainable building cerca di creare una connessione tra l’ambiente costruito, l’ambiente naturale e gli occupanti per promuovere una più sostenibile gestione attraverso l’adozione di tecnologie digitali, come network di sensori (IoT, Internt of Things), intelligenza artificiale (Ai) e gestione sistematica di grandi quantità di dati. Mentre, la filosofia di green building mira unicamente all’efficientamento energetico dell’edificio.
Le certificazioni
Il Green Building Council definisce green building un edificio progettato, costruito e gestito in modo sostenibile e certificato da una terza parte indipendente (come Leed, Breeam o Well).
Si tratta, quindi, di una filosofia di costruzione e gestione nel manufatto edile che prevede l’utilizzo efficiente delle risorse (tra cui l’energia, i materiali da costruzione e l’acqua).
Un green building ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale attraverso l’utilizzo di risorse rinnovabili e l’efficienza energetica, la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, la garanzia di un ambiente interno di qualità che garantisca la salute e il comfort degli occupanti.
Edifici sostenibili e digitali
Con l’obiettivo di esaminare le relazioni tra società, ambiente costruito e natura, il concetto di green building viene superato da quello di smart sustainable building.
La definizione più completa che si trova in letteratura indica che uno smart sustainable building è un edificio capace di rispondere in modo adattivo e automatico ai cambiamenti dell’ambiente e ai bisogni degli utenti attraverso l’integrazione di tecnologie digitali.
Da questa definizione si evince come in futuro sarà necessario passare da green building a smart sustainable building per garantire l’efficienza sostenibile dell’ambiente costruito e rispettare le direttive europee per il 2030 e il 2050.
In aggiunta, questa transizione risulta essere una richiesta anche da parte del mercato. Investitori e utilizzatori cercano edifici che non solo siano efficienti dal punto di vista energetico, riducendo i costi operativi, ma anche migliorino il benessere e la produttività.
Trasformazione digitale: un percorso complesso
Esistono, però, due principali criticità che rallentano tale transizione. In primo luogo, la trasformazione digitale è un percorso complesso all’interno dell’industria Aeco.
Riconosciuta come una industria che si trasforma molto lentamente e con poche risorse investite, a confronto con altre industrie, l’Aeco ha insite in sé alcune caratteristiche che ritardano questo processo.
Infatti, si tratta di una industria molto frammentata, che produce e gestisce prodotti unici e caratterizzata da una filiera con natura temporanea. Pur rappresentando un’opportunità di innovazione, le tecnologie digitali sono scarsamente adottate.
In secondo luogo, per comprendere la reale situazione dell’ambiente costruito, l’integrazione dei principi di sostenibilità deve essere preceduta dalla misura degli impatti ambientali, sociali ed economici.
I principi di sviluppo sostenibili (sustainable development goals) definiti dall’Agenda 2030 dell’Onu si configurano come un programma d’azione per la transizione sostenibile.
Questi 17 obiettivi, declinati in 169 target, rappresentano un riferimento per tutte le industrie, inclusa quella Aeco. Però, a causa dell’ampia visione, gli obiettivi Sdg devono essere affiancati da indicatori puntuali di misurazione delle performance di sostenibilità.
Esg a misura della sostenibilità
Con l’obiettivo di procedere alla transizione sostenibile e digitale dell’ambiente costruito, gli operatori devono sviluppare degli indicatori che permettano di misurare, monitorare e rendicontare le performance di sostenibilità.
Denominati Esg (Environmental, Social e Governance), tali indicatori misurano le performance di sostenibilità guardando agli aspetti ambientali, sociali e di governance del sistema edilizio.
Fatti propri i principi di transizione sostenibile, l’Unione Europea ha intrapreso un percorso di regolamentazione volto alla predisposizione di un sistema integrato di norme in ambito Esg.
Nel 2014 l’emanazione della prima direttiva in materia di Non Financial Reporting – Nfrd (Dir. 2014/95) ha iniziato questo percorso, che ha visto l’emanazione nel 2022 della Dir. 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting – Csrd e nel 2023 di European Sustainability Reporting Standards – Esrs con cui si definiscono le modalità di misurazione e rendicontazione delle performance Esg per società e operatori finanziari.
Grazie a queste direttive, la sostenibilità ad oggi non rappresenta una scelta solo per attuare la compliance, ma invece una strategia in grado di generare valore nel lungo periodo.
L’ambiente costruito è impattato dal processo di transizione sostenibile non solo per i motivi rappresentati precedentemente, ma anche perché rappresenta una parte preponderante dell’economia globale.
Secondo un rapporto prodotto da GlobalAbc, il patrimonio mondiale del settore equivaleva a quasi 4.000 miliardi di euro nel 2021 con particolare evidenza per i settori residenziali e legati alla logistica.
In aggiunta, rappresentando il 40% circa di energia consumata ed emissione di gas serra, l’industria Aeco rappresenta una grande opportunità per raggiungere i target previsti dall’Unione Europea per il 2030 (riduzione del gas serra al 55% del 1990) e per il 2050 (riduzione sistematica delle emissioni per una transizione verde efficiente verso la neutralità).
Le organizzazioni immobiliari, quindi, non potranno più solo riferire della propria situazione finanziaria senza menzionare gli impatti Esg. Il processo di transizione anche finanziaria dell’industria Aeco rappresenterà un importante punto di svolta in termini di trasparenza e comprensione dei rischi e delle opportunità per la sostenibilità.
Il costo della transizione, però, pone una criticità da non sottovalutare. Infatti, le organizzazioni dell’industria devono adottare il principio della doppia materialità, che presuppone di procedere gradualmente nella misurazione e rendicontazione delle performance Esg.
Iniziando dagli aspetti più impattanti, l’organizzazione dovrà procedere man mano a misurare e ridurre gli impatti generati da tutte le attività. È proprio applicando tale principio che le tecnologie digitali possono venire a supporto della transizione sostenibile dell’Aeco.
Adottando il principio di doppia materialità, le organizzazioni e gli operatori Aeco devono identificare quale sistema di misurazione e di valutazione introdurre per ridurre gli impatti Esg delle proprie attività e del manufatto edile progettato, costruito o gestito.
Per misurare e valutare le performance di sostenibilità degli edifici esistono vari strumenti che possiamo classificare in tre aree principali: misurazione, certificazioni verdi e sistemi di rating.
I sistemi di misurazione, come il Life cycle assessment (Lca) e l’Ecological Footprint (Ef), adottano dei modelli di calcolo specifici che hanno l’obiettivo di misurare gli impatti (soprattutto ambientali).
Come esempio di questi sistemi di misurazione troviamo il Workplace Ecological Footprint Assessment (Wiefa), sviluppato dal Real Estate Center del Politecnico di Milano nell’ambito del Joint Research Partnership – PropTech, coordinato da Fondazione Politecnico di Milano.
Con l’obiettivo di essere una guida per il facility management nella realizzazione di politiche e azioni di sostenibilità, lo strumento rappresenta un modello di calcolo e di monitoraggio delle performance di sostenibilità ambientale degli edifici corporate.
Wiefa calcola gli impatti ambientali come somma algebrica delle perdite e dei guadagni di tre categorie di impatto: il sito, l’edificio e gli utenti. Misurando otto risorse di impatto, suddivide in perdite e guadagni (ambiente costruito, consumo energetico, consumo di materiali, consumo di acqua, generazione di rifiuti, consumo di cibo e bevande, mobilità e potenziale guadagno), Wiefa esprime gli impatti ambientali in ettari globali annui, che possono essere ben rappresentati in quantità di terreno globale necessario a riprodurre le risorse consumate e ad assorbire le emissioni generate.
I sistemi di certificazione, meglio conosciuti come Green certification (Leed, Breeam, Well), propongono sistemi di valutazione basati su indicatori e matrici di pesi.
Al mondo esistono più di 600 sistemi di certificazione che valutano e promuovono la sostenibilità e il benessere degli edifici. Ognuno di essi fornisce criteri e standard specifici per migliorare l’efficienza energetica, il comfort degli occupanti e la salute umana negli edifici, che si basano su diversi sistemi di valutazione.
Essendo specifici per alcuni territori, edifici certificati con green certification diverse, non possono essere confrontati. Questo rappresenta un grande limite di questi sistemi di valutazione.
D’altra parte, è dimostrato da diversi studi che negli edifici certificati migliora la soddisfazione degli occupanti grazie alle caratteristiche di qualità richieste dalle stesse certificazioni, per esempio migliore qualità dell’aria e maggiore illuminazione naturale.
I rating
Infine, i sistemi di rating, come il Gresb, valutano le performance di sostenibilità basandosi su indicatori ambientali, sociali e di governance. Gresb, acronimo di Global Real Estate Sustainability Benchmarking, è nato nel 2009 come iniziativa di un gruppo di investitori istituzionali ed è diventato il benchmarking globale Esg per i mercati finanziari.
Rappresenta un sistema di valutazione e benchmarking delle prestazioni Esg nel settore immobiliare, che pubblica annualmente i dati aggregati del benchmark mostrando lo stato delle performance Esg del settore del real estate.
Misurando le performance Esg di società immobiliari o investimenti immobiliari, Gresb si concentra su criteri specifici per il settore, tra cui l’efficienza energetica, la gestione delle risorse idriche e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder interessati.
Il sistema Gresb valuta la performance di sostenibilità delle aziende e dei fondi immobiliari attraverso un questionario annuale. I dati auto-riferiti vengono convalidati da terze parti e valutati per assegnare punteggi basati su vari indicatori di performance. I risultati vengono utilizzati per creare benchmark che permettono ai partecipanti di confrontarsi con altri nel settore.
Ogni anno, Gresb pubblica i dati aggregati globali, riflettendo l’evoluzione delle pratiche Esg nel settore immobiliare. Gresb, inoltre, fornisce un benchmarking globale che fornisce agli investitori indicazioni sulle migliori pratiche e tendenze del settore in materia di sostenibilità aziendale.
Un altro sistema di rating delle performance di sostenibilità è il modello Esg Measurement Tool del Real Estate Center del Politecnico di Milano, che ha sviluppato in collaborazione con lo spin-off Brave M&T della stessa università.
Questo strumento mira a valutare le performance Esg degli investimenti di sviluppi immobiliari. Articolato in 52 indicatori, suddivisi in nove categorie (sito, territorio, servizi, materiali-tecnologie, energia-emissioni, acque, benessere, socioeconomici e governance), il sistema ha una duplice funzione. Guidando gli sviluppatori a una progettazione più sostenibile, rappresenta anche uno strumento di analisi e indirizzo delle decisioni degli investitori.
Riportiamo un esempio della rappresentazione dei risultati, in cui emerge il livello di sostenibilità ottenuto dall’investimento immobiliare caso studio, pari a 75/100, e la ripartizione nelle nove categorie di sostenibilità.
La rappresentazione dei diversi sistemi di valutazione mostra una complessità nell’integrazione dei principi di sviluppo sostenibile negli edifici. Per questo è fondamentale utilizzare il principio di doppia materialità come approccio per introdurre gradualmente tali principi all’interno della filiera Aeco.
Inoltre, la combinazione di sistemi di valutazione e tecnologia digitale rappresenta la vera sfida dell’industria. Se i sistemi rappresentano i modelli di misurazione e valutazione, gli strumenti tecnologici permettono di monitorare, confrontare e analizzare modelli previsionali dei comportamenti degli edifici e degli effetti sui loro utenti con efficacia.
La transizione da edifici green a smart e sustainable rappresenta un passo fondamentale verso la creazione di un ambiente costruito che sia ecologicamente responsabile, socialmente equo ed economicamente vantaggioso.
Questa evoluzione richiede un impegno da parte di tutti gli stakeholder, inclusi i progettisti, i costruttori, i legislatori e gli utilizzatori. Sfida principali dell’industria, quindi, è promuovere una maggiore collaborazione tra le diverse fasi della filiera.
In conclusione, la trasformazione digitale contribuisce all’avanzamento della transizione sostenibile dell’industria Aeco. Definita necessaria per rispondere alle direttive dell’Unione Europea e rispondere in modo strategico agli impatti del cambiamento climatica, tale transizione rappresenta anche una grande opportunità per l’industria Aeco.
di Alice Paola Pomè