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Gestione immobiliare integrata: formazione e comunità energetiche rinnovabili

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Laura Capelli e Luca Pietro Savi

Laura Capelli e Luca Pietro Savi si occupano di amministrazione di condomini, corsi di formazione, consulenza legale. Ma anche di formazione delle comunità energetiche rinnovabili. Ne hanno curate già un centinaio: l’ultima a Torre Boldone (Bergamo).

Amministrazione di condomini, corsi di formazione, consulenza legale e innovazione nelle energie rinnovabili. Sono alcuni dei molti aspetti di cui si occupa Lalus, società di gestioni immobiliari integrate con sede a Bergamo.

Per descrivere le molteplici attività seguite da Lalus, la ceo Laura Capelli usa con Condominio sostenibile & certificato l’immagine di «un contenitore fondato insieme all’avvocato Luca Pietro Savi, in cui ci occupiamo della gestione di condomini in provincia di Bergamo».

La società però non si occupa solamente di questo perché, sempre secondo le parole di Capelli, «essendo Lalus sede provinciale di Unai nazionale, di cui io sono presidente provinciale per Unai Bergamo, prestiamo assistenza anche a tutti gli amministratori di condominio. Nello specifico, con Lalus Academy ci occupiamo di corsi, aperti a tutte le associazioni di categoria, convegni e avviamento alla professione. Organizziamo convegni trimestrali, accreditati sia per la professione di amministratore di condominio, ma anche di altre professioni».

Come anticipato dall’amministratrice, in Lalus lavora anche Savi, avvocato, socio, fondatore e collaboratore nella parte della creazione delle comunità energetiche rinnovabili, abbreviate con l’acronimo Cer.

Attraverso quest’ultime, i condomìni possono alimentare le proprie utenze con energia pulita, autoprodotta e condivisa, spiega Savi.

La vostra è una realtà molto trasversale. Vi occupate anche della costituzione delle comunità energetiche rinnovabili…

Esatto. La nostra è la più grande d’Italia ed è la prima comunità agricola italiana, nonché motore Cer. L’impianto è di 3,2 megawatt e si trova a Torre Boldone, in provincia di Bergamo.

Il comune, benché abbia solo 9 mila abitanti, ha la grande fortuna di avere tre cabine primarie (impianto elettrico che ha la funzione di trasformare l’energia elettrica in ingresso ad alta tensione in energia a media tensione ndr).

Questa è una comunità che è nata per opera di più soggetti che hanno compreso la virtuosità dell’operazione: il comune ha fatto da promotore, poi c’è l’imprenditore che è il proprietario dell’impianto e del terreno e poi c’è Lalus, che aveva il know how per facilitare il meccanismo di nascita.

Da quando esiste la Cer di Torre Boldone?

Abbiamo sottoscritto un protocollo lo scorso gennaio e abbiamo costituito la Cer lo scorso 21 marzo.

A monte abbiamo però due anni di studio per arrivare a essere efficaci. Oggi siamo in grado di creare una Cer in soli sette giorni. Siamo circa 800 adesioni alla Comunità.

Quali sono stati i principali ostacoli incontrati nella costituzione di una comunità energetica?

La norma è acerba, noi siamo degli apripista e abbiamo creato gli atti costitutivi e lo statuto dal nulla perché non c’erano modelli e prassi nel Gse. Io ho costituito ormai quasi cento Cer in tutta Italia.

Oggi facciamo consulenza per la costituzione anche a soggetti terzi, dal Sud Italia all’estremo Nord. Un altro problema è spiegare alle persone il meccanismo della comunità energetica perché è un concetto difficile da comprendere.

In che senso è difficile da comprendere?

Il concetto di comunità energetica è virtuale. Le persone si aspettano di dover cambiare fornitore, di dover cambiare cavi…Il 90% delle domande a cui rispondiamo sono da parte di consumatori che non hanno ben compreso la facilità di aderire a una Cer.

Facile quanto? Quali sono le regole per potervi accedere?

Entrare in una Cer è facile perché basta essere intestatari di una fornitura elettrica con qualsiasi fornitore. Non si tirano cavi, non ci si allaccia a un impianto.

Di fatto è un algoritmo e, per legge, mentre l’impianto produce e i consumatori assorbono, se le curve, quella di prelievo e quella di trasmissione, si sovrappongono, per i chilowatt d’ora che si equivalgono, il Gse eroga un incentivo di circa 12 centesimi chilowatt.

Di fatto è un’operazione che al consumatore non costa nulla e che porta vantaggi economici che consentono di ammortizzare il costo dell’impianto.

Qual è l’obiettivo di una Cer?

Ha finalità di offrire vantaggi ambientali, sociali ed economici per i membri del territorio dove esiste l’impianto. Il vantaggio della Cer è che, essendo atti di natura privata, possiamo normarli come meglio risulta per i fondatori. Ho scritto circa cento contratti e non credo di avere regole uguali in nessuna delle cento Cer che ho creato.

Ci sono interventi all’interno della Cer?

Tra i filari della Cer verranno impiantate delle coltivazioni. Abbiamo installato 32 arnie di api per la biodiversità, di cui due didattiche perché, una delle attività che vorremmo fare, è anche la promozione alle future generazioni di quello che è una comunità energetica.

A proposito delle prossime generazioni, lei come vede il futuro?

Da avvocato temo un po’ i colpi di mano del governo. Il superbonus ci ha insegnato a non stare sereni. Oggi per le Cer abbiamo una normazione che indica che per 20 anni l’incentivo è stabile. Percepiremo per due decenni più o meno 12 centesimi per ogni watt di energia condivisa virtualmente.

Tuttavia, avevano detto che nel 2020 il 110% sarebbe rimasto inalterato e invece la legge ha contato 59 modifiche. Mi auguro che la comunità energetica non soffra la medesima prospettiva. Vedersi modificare le regole cognitive crea disagio anche dal punto di vista degli investimenti. L’impianto non è economico. Parliamo di circa 3 milioni e mezzo di investimento.

Investimento da parte di chi, esattamente?

I soldi sono stati messi da un imprenditore che conta di percepire parte di questo incentivo.

Torniamo e concludiamo con uno sguardo verso il futuro. La prossima Cer dove sarà?

Ne ho costituita di recente una a Viterbo, un’altra ancora vicino a Macerata. La prossima, credo, sarà in provincia di Brescia, con 1 megawatt, che è un impianto significativo. Abbiamo richieste per almeno 150 Cer e faremo anche fatica ad assolverle tutte.

di Gaia Bonomelli

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