Coesa: una torre fotovoltaica con batteria di sabbia per la transizione ecologica
Fondata a Torino da Federico Sandrone e Dario Costanzo, la ESCo Coesa presenta una torre fotovoltaica alta 36 metri fatta di pannelli fotovoltaici usati, in grado di produrre 250 kW di energia pulita e immagazzinarla in una batteria di sabbia low cost.
«Sistemi come quello che stiamo sviluppando possono essere integrati direttamente nelle reti di teleriscaldamento per accumulare calore e cederlo quando più ce n’è bisogno. Una soluzione 10 volte più economica di una batteria al litio che immagazzina la stessa quantità di energia», spiega Matteo Stoppa, Chief Innovation Officer Coesa.
Il progetto è un prototipo in scala ridotta che utilizza la stessa tecnologia inaugurata lo scorso anno in Finlandia come sistema di accumulo della rete di teleriscaldamento della città di Kankaanpää. L’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici scalda delle resistenze che portano la sabbia a una temperatura di circa 500 gradi. Il calore accumulato dalla silice all’interno di un contenitore coibentato può essere poi rilasciato o riconvertito in elettricità attraverso una turbina.
Torino offre un campo di applicazione ideale, essendo la città con la rete di teleriscaldamento più estesa d’Europa. «Esattamente come il prototipo che abbiamo costruito, pensiamo anche a torri da 1 kW alte soli 4 metri. Dispositivi autonomi che potrebbero essere impiegati per piccoli impianti off-grid, disconnessi dalla rete elettrica, ma che immaginiamo in applicazioni marketing come totem pubblicitari interattivi», sottolinea Stoppa.
Meno costosa, più facilmente reperibile e meno inquinante del litio (per ogni tonnellata di litio raffinato prodotto viene emesso l’equivalente di circa 3-9 tonnellate di CO2, a seconda di come viene estratto) la sabbia immagazzina anche meno energia di una batteria chimica, una differenza che viene compensata dai vantaggi economici e ambientali. La torre fotovoltaica Coesa, inoltre, produce l’energia di un campo fotovoltaico occupando un decimo dello spazio. L’utilizzo di materiali rigenerati abbassa ulteriormente i costi del sistema, che l’azienda torinese immagina di realizzare in diverse taglie di potenza. Ultimo elemento non trascurabile è l’impiego di pannelli fotovoltaici usati, in un’ottica di economia circolare, che evita la produzione di nuovi moduli e consente a questi sistemi di raggiungere un carbon-footprint negativo.