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Cappotto termico: i dati Enea e gli effetti del superbonus

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Cappotto Termico

Il superbonus ha moltiplicato l’applicazione del cappotto termico su condomini e villette. E la direttiva Case green potrebbe dare un nuovo impulso a questa soluzione. Che, però, non sempre è utilizzata a regola d’arte. Con risultati pessimi.

A partire da settembre 2021 Enea pubblica con cadenza mensile i dati relativi all’utilizzo del superbonus su base nazionale e regionale. In pratica viene riportato l’ammontare del numero dei cantieri, quanti sono gli investimenti e quanti di questi cantieri sono stati portati a termine.

Superbonus: i dati Enea

Stando a quanto pubblicato nell’ultimo rapporto Enea (aggiornato al 31 ottobre 2024), che riguarda il periodo che va da settembre 2021 fino a ottobre 2024, risulta che le richieste di accesso al bonus dedicato all’efficientamento energetico, dopo un avvio con incrementi piuttosto evidenti, stiano raggiungendo il limite superiore sfiorando il tetto dei 500 mila edifici e mostrando un appiattimento dell’incremento del numero di asseverazioni a partire da marzo 2024.

La distribuzione delle asseverazioni da agosto 2021 ad ottobre 2024 (Fonte rapporto Enea 2024)

La distribuzione delle asseverazioni da agosto 2021 ad ottobre 2024 (Fonte rapporto Enea 2024).

Dall’analisi effettuata da Enea risulta inoltre che l’importo totale degli investimenti ammessi a detrazione è pari a circa 123 miliardi di euro.

Considerando che il numero totale di edifici residenziali in Italia è di circa 12,2 milioni, è possibile valutare che in sostanza, il numero di edifici che hanno beneficiato degli interventi di efficientamento energetico: circa il 4% del totale.

Il rapporto specifica, inoltre, i dati relativi al numero di asseverazioni in riferimento alla tipologia di immobili sottoposti ad intervento. In particolare, le percentuali di distribuzione degli investimenti risultano essere:

  • i condomini hanno usufruito di una quota dell’agevolazione fiscale sono il 27,1% su tutti gli immobili ammessi, per un totale a ottobre 2024 di 134.415 Edifici a cui corrisponde un totale investimenti di circa 80 miliardi di euro
  • il 49,3% degli interventi ha interessato le unità unifamiliari (villette), per un totale a ottobre 2024 di 244.835 edifici, a cui corrisponde un totale investimenti di circa 28,7 miliardi di euro
  • il restante 23,6% dei lavori è stato eseguito su edifici funzionalmente indipendenti, per un totale ad ottobre 2024 di 117.330 edifici a cui corrisponde un totale investimenti di circa 11,5 miliardi di euro
  • i castelli, per un totale a ottobre 2024 di otto castelli a cui corrisponde un totale investimenti di circa 2 miliardi di euro

Se procediamo a un ulteriore approfondimento, risulta che l’investimento medio per le quattro macro categorie sopra elencate, risulta essere che:

  • i condomini hanno determinato un investimento medio di 595 mila euro circa per ogni edificio
  • le unità unifamiliari (villette), hanno determinato un investimento medio di 117 mila euro circa per unità
  • gli edifici funzionalmente indipendenti hanno determinato un investimento medio di 98 mila euro circa per edificio
  • i castelli hanno determinato un investimento medio di 250 mila euro circa

Il Rapporto Enea presenta, infine, i dati del numero di edifici che hanno usufruito del superbonus e quelli ultimati, aggiornati mensilmente per tutte le Regioni.

Il numero di totale di edifici e quelli ultimati per regione (Fonte rapporto Enea 2024)

Il numero di totale di edifici e quelli ultimati per regione (Fonte rapporto Enea 2024).

Il numero di edifici e quelli ultimati per regione e le percentuali (Fonte rapporto Enea 2024)

Il numero di edifici e quelli ultimati per regione e le percentuali (Fonte rapporto Enea 2024).

Quanto costa l’efficientamento energetico?

Da una veloce analisi dei dati sopra riportati è possibile stimare l’investimento totale necessario all’efficientamento dell’intero parco immobiliare nazionale limitatamente al solo comprato residenziale, sul modello superbonus, con un valore che supererebbe i 3 trilioni (o triliardi, cioè mille miliardi) di euro, una cifra astronomica e superiore del 50% rispetto al Pil (Prodotto Interno Lordo) nazionale.

Stando a quanto indicato nella nuova direttiva europea Case green, la stima della Commissione di Bruxelles prevede investimenti di 275 miliardi di euro all’anno fino al 2030 al fine di efficientare circa 5 milioni di edifici, quelli ritenuti dotati di prestazioni più scadenti, quelli cioè con Ape (Attestato di Prestazione Energetica) in classe F e G, pari al 51,8% del totale degli immobili residenziali.

Gli interventi di efficientamento energetico più consigliati all’interno degli Ape sono:

  • la coibentazione di tetti e pareti è di gran lunga la più diffusa (65,1%)
  • la sostituzione delle finestre (14,5%)
  • gli interventi sugli impianti di riscaldamento (11,8%)

Un calcolo effettuato da Scenari Immobiliari (istituto indipendente di studi e ricerche) e basato sui costi unitari di riqualificazione energetica, le caratteristiche fisiche e l’avanzamento di classe porta alla stima di un investimento complessivo compreso tra 1.100 e 1.750 miliardi di euro per l’intero patrimonio edilizio italiano, il tutto da realizzare in dieci anni.

L’impatto finanziario sulle famiglie, che dipende ovviamente dalle specifiche caratteristiche degli immobili, è stato stimato tra 20 mila e 55 mila euro circa.

Il calcolo è stato effettuato dando come obiettivo il salto di una o tre classi energetiche armonizzate, in modo da rispondere alle indicazioni della direttiva con il fine di avere in ogni classe energetica la stessa quota percentuale di immobili.

Va precisato che tale stima non prende in considerazione la neutralità energetica (Nzeb), ma solo il miglioramento energetico per il 2030 fornito dalle indicazioni dell’Europa.

La medesima stima è stata effettuata dal Codacons: dai loro studi risultano valori leggermente più elevati, con costi per la riqualificazione energetica degli edifici che oscillano tra i 35 mila e i 60 mila euro per abitazione.

Cappotto termico

Incentivi necessari

In questo contesto, diventa essenziale che il Governo adotti provvedimenti concreti per garantire che ogni cittadino possa beneficiare di incentivi e agevolazioni al fine di adeguarsi alle nuove normative che verranno definite nei prossimi mesi.

Si tratta di un passo fondamentale per promuovere l’efficienza energetica e migliorare complessivamente il parco immobiliare del Paese, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e di sostenibilità a livello europeo.

In base a quanto disposto dalla direttiva Ue e i suoi obiettivi di efficienza energetica, è evidente il legame con le detrazioni fiscali, nate appunto per incentivare l’utilizzo razionale dell’energia e la riduzione dei consumi.

Nella bozza si prevede una riforma del complicato sistema di detrazioni fiscali che attualmente incentiva gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione.

Al fine di superare l’attuale frammentazione delle varie detrazioni in vigore, la nuova direttiva farebbe riattivare il Parlamento nel presentare nuove proposte di riforma dei bonus edilizi.

Dal canto suo, la direttiva Case green invita gli Stati membri della Comunità a promuovere lo sviluppo e l’uso efficace di strumenti finanziari e di finanziamento abilitanti, come prestiti per l’efficienza energetica e mutui per la ristrutturazione edilizia, contratti per le prestazioni energetiche, schemi finanziari, fondi di garanzia, fondi mirati a ristrutturazioni profonde, fondi mirati a ristrutturazioni con una soglia minima significativa di risparmio energetico mirato e standard di portafoglio ipotecario.

Efficientare tutto è un problema, non solo per le tasche dello Stato, ma anche per quelle dei singoli cittadini.

Bankitalia avanza timidamente l’ipotesi di introdurre una carbon tax, riconoscendo però gli elevati problemi di accettabilità sociale che derivano dall’introduzione di questo tipo di tassa.

Dunque, suggerisce Bankitalia in un report, meglio è applicare politiche più indirette, come «incentivi e obblighi».

È particolarmente interessante notare il paragrafo dedicato alle abitazioni in affitto private. In questo caso, infatti, né l’affittuario né il proprietario potrebbero sentire la necessità di investire migliaia di euro per l’efficientamento energetico.

Come si risolve il problema? Naturalmente agendo sui proprietari. E in che modo? O valutando l’ipotesi di incentivi fiscali rafforzati, per esempio forme di tassazione agevolata del canone al raggiungimento di determinati livelli di efficientamento energetico.

Oppure, è scritto nero su bianco nel report citato, subordinando la locazione al rispetto di standard minimi, come accade in altri paesi, sempre prevedendo agevolazioni fiscali all’efficientamento.

Sembrerebbe, dunque, che per Bankitalia una strada percorribile possa essere il divieto di affittare immobili non efficientati, contravvenendo a quanto determinato da Bruxelles, che già si era espressa in merito cassando tale opportunità già nel dicembre 2021.

Misura che, tra l’altro, avrebbe forti riverberi anche sotto il profilo sociale e non farebbe che peggiorare la crisi abitativa che sta investendo l’Italia: da Nord a Sud e in particolare nelle grandi città, infatti, la domanda di case non riesce a essere soddisfatta e le poche abitazioni in affitto hanno canoni così elevati che in pochi possono permettersele.

La maggior parte dei proprietari di immobili preferisce infatti dedicare le proprietà agli affitti brevi e turistici, mentre lo spazio d’azione per le famiglie, le coppie e i single si restringe sempre di più.

Riverbero occupazionale

All’interno di tale contesto a cavallo tra l’hangover post superbonus 110% e le nuove stringenti imposizioni dell’Unione Europea, con uno scenario di mercato che stava via via riallineandosi, non senza difficoltà, ai prezzi pre-superbonus, risulta interessante orientare l’attenzione su cosa sia stato fatto e su come si sia proceduto.

A livello occupazionale la situazione assumeva contorni già preoccupanti, basti pensare a quanto pubblicato e riportato dalle ultime indagini effettuate a fine 2021 a livello nazionale, da cui risultava che solo nel secondo semestre 2021 le imprese edili erano cresciute del 50% al ritmo di 64 nuove imprese al giorno (11.563 imprese in più rispetto al 2020 con codici Ateco 41 e 43, costruzione di edifici residenziali ed impiantistica elettrica e idraulica) e una fetta di queste erano riferite a riconversioni di società impegnate in altri ambiti merceologici, con conseguenti potenziali ricadute negative sulla buona riuscita degli interventi, effettuati da nuove realtà, non sempre in grado di operare nel rispetto del principio del buon costruire che apriva scenari piuttosto torvi sul futuro di molti cappotti.

Tale febbrile situazione, quasi caotica per certi versi, a causa delle tempistiche ristrette a cui sottostare e delle difficoltà nel reperire i materiali nei tempi concessi, in determinati casi è diventata un pericoloso viatico in termini di regolarità urbanistica e modalità di posa, vincoli e caratteristiche di fondamentale importanza ma troppo spesso sacrificate sull’altare della cessione del credito e dell’intervento a tutti i costi.

Dall’inizio del 2024, la situazione sopra descritta ha iniziato dare i suoi amari frutti e si sono intensificati i contenziosi in materia di difformità o vizi di costruzione legati agli interventi di isolamento a cappotto, figli del superbonus.

I potenziali difetti di un sistema di isolamento a cappotto possono essere molteplici e in alcune situazioni risulta inoltre piuttosto complicato determinare la connessione tra cause ed effetti derivante dai tempi di latenza tra la causa ed il manifestarsi del problema.

Difetti di natura estetica

Per esempio, scarsa planarità del sistema di isolamento a cappotto con conseguenti ondulazioni o fuori squadra, che si manifestano in modo particolare quando l’irraggiamento solare lambisce tangenzialmente le superfici, parziale distacco di porzioni di finitura, presenza di fessurazioni, rigonfiamenti, viraggio della tinta delle porzioni più esposte ad irraggiamento solare, comparsa di macchie e striature, segni che evidenziano la geometria dei pannelli sottostanti.

I difetti di natura estetica possono avere diverse origini, possono derivare da non corrette modalità di posa, da scelte errate dei componenti, da una progettazione non sufficientemente accorta e dettagliata o per finire, da una mancanza di controllo durante l’esecuzione delle opere.

Difetti di progettazione e mancato controllo

Distacchi parziali di pannelli isolanti causati dalla mancata valutazione della forza di estrazione del vento o da errata scelta dei sistemi di fissaggio, ponti termici dovuti ad accostamenti errati dei pannelli, errate valutazioni dell’isolamento che portano a disattendere la classe energetica indicata nella documentazione consegnata alla Pubblica Amministrazione.

Tra gli errori più frequenti da cui scaturiscono i difetti più diffusi del sistema di isolamento a cappotto, possiamo trovare:

  • la sostituzione di un elemento di un sistema certificato, per motivi economici o di difficile reperibilità, se non preventivamente valutata con attenzione, può compromettere in parte o totalmente, la qualità e la capacità prestazionale dell’intero sistema
  • l’inadeguato stoccaggio in cantiere degli elementi e l’utilizzo di materiali danneggiati, potrebbero comportare difformità e difetti anche gravi
  • la posa in condizioni climatiche inadeguate, in condizioni di gelo o in presenza di forte irraggiamento solare, potrebbero essere causa di mancata presa degli elementi cementizi e futuri potenziali distacchi (la posa del sistema a cappotto dovrebbe sempre avvenire con temperature comprese tra 5 e 30 gradi
  • l’applicazione su supporti non idonei, poco coesi, umidi, trattati con rivestimenti specifici o sconnessi, può portare a potenziali distacchi degli elementi isolanti, di porzioni di finitura e difetti estetici
  • l’errato sistema di incollaggio, spesso effettuato per punti e preferito dagli operatori per evidenti motivi di risparmio di tempo e collante, non garantisce la corretta capacità di tenuta, il sistema di incollaggio corretto è con distribuzione del collante a cordolo perimetrale e punti o in alternativa a tutta superficie con spatola dentata
  • l’errato posizionamento dei pannelli, con fughe di accostamento ben visibili tra i pannelli stessi, oltre a comportare una lunga serie di piccoli ponti termici, può essere causa di macchie visibili a occhio nudo, derivanti dalla diversa resistenza termica; fughe inferiori a 5 millimetri devono essere riempite con schiuma idonea, se di dimensioni superiori, con materiale isolante dello stesso tipo di quello dei pannelli. Un errore comune è riempire le fughe con malta collante o di non riempirle affatto lasciando una lama d’aria
  • la mancata regolarizzazione della superficie dei pannelli, che può comportare difetti estetici e fenomeni fessurativi causati dal diverso spessore della malta collante, buona pratica sarebbe invece di livellare i piccoli “scalini” che si possono formare durante l’applicazione dei pannelli, tramite carteggiatura
  • l’errato processo di tassellatura, per tipologia di elemento, errata valutazione del supporto, numero di fissaggi, esecuzione die fori ed inserimento die tasselli, può compromettere la tenuta meccanica del sistema ed originare distacchi degli elementi costituenti
  • l’errata posa della rete di armatura, che spesso viene appoggiata e non annegata nello strato di rasatura, può portare a fessurazioni, cattiva adesione e difetti estetici
  • l’errata scelta della granulometria dello strato di finitura o un’inadeguata asciugatura, possono comportare alla fessurazione

Il sistema di isolamento a cappotto esterno necessita di un’attenta progettazione ed esecuzione a regola d’arte, che rispetti tutte le informazioni derivanti dal progetto e introduca tutte le azioni necessarie a garantire un risultato atto a evitare di incorrere in potenziali problematiche prestazionali ed estetiche, con conseguente insoddisfazione della clientela che potrebbero comportare azioni legali da parte dei fruitori.

Consorzio Cortexa

In definitiva, dato per assodato che il sistema di isolamento a cappotto è con buona probabilità, la modalità d’intervento più efficacie, per l’isolamento termico dell’involucro edilizio e la limitazione delle dispersioni energetiche, assieme ai serramenti, al fine di portare a termine tale lavorazione con risultati che confermino le aspettative della committenza, sia sotto il profilo prestazionale che estetico, risulta necessario, come recita il manuale del Consorzio Cortexa, procedere secondo tre principi fondamentali:

  1. Applicare sistemi di isolamento a cappotto termico forniti e certificati Eta in tutti i suoi componenti, secondo le indicazioni Etag 004 o Ead 040083-00-0404, oltre marcatura Ce del sistema. Su questo punto è bene porre la massima attenzione, in quanto accade che sul mercato, spesso per motivi economici o di difficoltà nel reperire i materiali, siano proposti e applicati sistemi composti da elementi singoli dotati di marcatura Ce, facendo intendere al committente che la situazione sia in buona sostanza uguale.In realtà non è così, un insieme di marcature Ce dei singoli componenti, non comporta un sistema marcato Ce nella sua interezza e non ha di conseguenza la medesima validità del sistema.Di seguito si riportano le certificazioni Eta e le normative En di potenziale interesse: Etag 004 Linee guida tecniche europee per Sistemi Isolanti a Cappotto per esterni con intonaco, Etag 014 Linee guida tecniche europee per tasselli in materiale plastico per Sistemi Isolanti a Cappotto, En 13162 Isolanti termici per edilizia – Prodotti di lana minerale (MW) ottenuti in fabbrica, En 13163 Isolanti termici per edilizia – Prodotti di polistirene espanso (Eps) ottenuti in fabbrica, En 13499 Isolanti termici per edilizia – Sistemi Compositi di Isolamento Termico per l’Esterno (Etics) a base di polistirene espanso, EN 13500 Isolanti termici per edilizia – Sistemi Compositi di Isolamento Termico per l’Esterno (Etics) a base di lana minerale
  2. Affidare la progettazione a professionisti esperti di sistemi a cappotto, che conoscano e applichino tutte le informazioni necessarie e forniscano possibilmente dettagli esecutivi chiari anche sulle metodologie di posa, dedicando la massima cura ai punti cardine del sistema, quali i sistemi di fissaggio e l’esecuzione della finitura.
  3. Affidare la posa ad applicatori specializzati di comprovata esperienza, possibilmente squadre che abbiano sostenuto l’esame per la certificazione delle loro competenze.

Riferimenti normativi per la corretta progettazione e posa del sistema a cappotto termico

Degli utili riferimenti per la corretta progettazione e posa del sistema a cappotto, sono disponibili dal giugno 2018, mese in cui sono state emanate due norme tecniche redatte da Uni, la Uni/Tr 11715:2018 e la Uni 11716:2018.

La Uni/Tr 11715:2018 è un rapporto tecnico che mette a disposizione di progettisti e applicatori riferimenti progettuali con esempi, dettagli tecnici, schemi e tabelle per eseguire una progettazione dettagliata e a regola d’arte del cappotto termico.

Inoltre, da segnalare, l’inserimento all’interno della norma di alcuni contenuti tratti dalla bozza della futura norma europea relativa alla certificazione del sistema a cappotto termico: si tratta dei criteri di scelta dei materiali isolanti idonei per il sistema a cappotto, con schede relative a otto differenti materiali isolanti.

L’osservanza delle prescrizioni tecniche progettuali e applicative di tale norma è funzionale alla massimizzazione della qualità dei risultati nell’esecuzione di un progetto di efficientamento energetico dell’involucro mediante cappotto termico.

La Uni 11716:2018 Attività professionali non regolamentate – Figure professionali che eseguono la posa dei sistemi compositi di isolamento termico per esterno (Etics) – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza, prevede che la figura professionale dell’installatore di cappotto termico sia di due livelli:

  • installatore base di sistemi di isolamento termico a cappotto
  • installatore caposquadra di sistemi di isolamento termico a cappotto

Nella norma Uni 11716:2018 sono descritti i requisiti di competenza, conoscenza e abilità che devono essere padroneggiate dal posatore di cappotto termico che ambisca a qualificarsi.

La norma elenca anche gli elementi che verranno considerati per la certificazione delle competenze, ossia:

  1. analisi del curriculum vitae
  2. esame scritto per la valutazione delle conoscenze
  3. prova pratica e simulazioni di situazioni reali operative attinenti all’attività professionale
  4. esame orale

Oltre a questi requisiti e prove, per l’installatore caposquadra di cappotto termico saranno effettuate anche «simulazioni di situazioni reali operative» ed eventualmente l’analisi e la valutazione di lavori effettuati.

Per essere installatore caposquadra è necessario essere installatore base, ossia detenerne tutte le abilità, conoscenze e competenze certificate. Gli installatori di cappotto termico, secondo la norma Uni 11716:2018 hanno l’obbligo di:

  • controllare la conformità al sistema dei prodotti forniti sul cantiere
  • controllare il marchio sui componenti del sistema (apposizione a cura del produttore) che può essere presente sul prodotto, sul suo imballaggio, sul rivestimento del pallet o sui documenti di accompagnamento
  • applicare i componenti del sistema, se non diversamente specificato dal produttore, secondo lo stato attuale della tecnica
  • controllare la marcatura Ce dei singoli componenti ed eventualmente la marcatura Ce cappotto termico ossia la disponibilità dell’Eta

Gli installatori caposquadra di cappotto termico secondo la norma Uni 11716:2018 devono sapere espletare i seguenti compiti:

  • tutti i compiti dell’installatore di base
  • analisi del progetto in relazione all’installazione di sistemi di isolamento termico a cappotto
  • definizione delle modalità applicative
  • pianificazione delle lavorazioni in merito alle condizioni climatiche e ambientali
  • verifica della preparazione del supporto come da specifiche di progetto
  • verifica del sistema di isolamento termico a cappotto

Tali normative, oltre a essere importanti per l’ottenimento di un sistema a cappotto termico a regola d’arte, determinano chiaramente i ruoli e le responsabilità dei vari attori del processo edile.

Tale condizione, se valutata da un punto di vista giuridico, comporta che ogni figura professionale coinvolta debba procedere con la massima attenzione e in sinergia con le altre figure, in estrema sintesi, per un risultato in linea con le aspettative della clientela sarà necessario procedere coordinando il processo e non lasciando nulla al caso, in caso contrario le mancanze di un singolo operatore potranno essere facilmente individuate e di conseguenza, le responsabilità che ne derivano.

Conclusione

In conclusione, considerando i numeri potenzialmente in gioco per raggiungere le richieste dell’Ue in materia di efficientamento energetico degli edifici entro il 2030 e 2035 e i conseguenti sacrifici a cui saranno forzatamente sottoposte le famiglie italiane per interventi di efficientamento energetico dell’involucro edilizio, in raffronto alle potenziali difformità che risulterebbero a seguito di un atteggiamento simile a quello registrato con il superbonus e brevemente raccontato in questo articolo, a riguardo delle non sempre adeguate modalità di progettazione ed esecuzione degli interventi, il rischio più grande è che si possa assistere a una Waterloo economica, andando a bruciare un’enorme quantità di denaro per ottenere un adeguamento energetico sulla carta, ma in realtà, un numero spaventoso di cappotti che sembreranno più trapunte e apriranno innumerevoli ulteriori contenziosi civili.

di Cristiano Vassanelli

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