Amministratori, la lunga attesa di un equo comopenso
In tempo di magra, e in considerazione delle ristrettezze economiche che la pandemia ha inesorabilmente alimentato, sentir parlare di equo compenso suscita più di qualche perplessità, almeno per quanti lavorano nel campo delle gestioni immobiliari. E se alla base dell’impianto normativo in discussione vi è la esigenza di valutare la proporzionalità e congruità del compenso di un professionista rispetto alla quantità e qualità del lavoro che egli svolge, nonché alle caratteristiche della prestazione resa, la remunerazione della relativa attività, per essere equa, deve risultare conforme a certi parametri individuati per decreto attraverso il ministero di Giustizia. Per esempio, la determinazione dei corrispettivi da porre a base di gara negli appalti di servizi per architetti e ingegneri.
Le clausole
Così, le disposizioni di cui si discute tendono a considerare nulle quelle clausole che prevedono un compenso inferiore agli importi stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o ai collegi professionali, oltreché quelle pattuizioni «che vietino al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione o che impongano l’anticipazione di spese o che, comunque, attribuiscano al committente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto o del servizio reso». E gli amministratori di condominio? Quale equo compenso, pur finalmente in presenza di un allargamento della platea dei professionisti a coloro che sono meno tutelati perché «non ordinistici» così come, giustamente, previsto dal disegno di legge in itinere?
L’anomalia
La questione è complessa e merita approfondita riflessione ove soltanto si pensi , in primis, all’anomalia tutta italiana di consentire ancor oggi l’attività concorrenziale dei famosi amministratori interni, quasi totalmente slegati dal rispetto delle sempre più stringenti regole che negli anni si sono abbattute sull’intera categoria. Come inquadrare questa tipologia di lavoratori? Quali differenze fra essi e gli amministratori esterni? E come giudicare la quantità e qualità del loro lavoro? Non lo sappiamo. E, ancora, riepilogando le note vicende legate al superbonus, che cosa dire del pieno riconoscimento attribuito a tutte indistintamente le figure professionali nel ghiotto affare di scaricare ogni tipologia di compenso eccezion fatta, manco a dirlo, per i costi relativi alla giusta e parimenti necessaria attività svolta dall’amministratore di condominio?
Convinzioni ataviche
Professionisti-Cenerentola, oseremmo dire, già per il fatto che si debba discutere su differenze quasi «di genere», legate a convinzioni ataviche, retrograde, chissà perché mai superate da norme, riforme, interpelli e circolari varie che pure si sono succedute in modo copioso e altisonante.
Equo compenso, dicevamo. Ci piace allora riproporre una bella stoccata sul tema, ben assestata qualche tempo fa dal presidente di Abiconf, Andrea Tolomelli, il quale nel riepilogare la molteplicità di incombenze che attraversano quotidianamente il percorso lavorativo dei gestori di immobili, ha ricordato come «a fronte di un simile impegno di risorse economiche ed umane, l’amministratore non ha nemmeno la certezza temporale dell’incarico, potendo essere revocato in qualunque momento, e tra l’altro viene valutato ed eventualmente sfiduciato anche da quei condomini rispetto ai quali ha semmai dovuto, a pena di personale responsabilità, intraprendere azioni giudiziarie per la tutela degli interessi della compagine condominiale».
Campo applicativo
Ora che la proposta di legge si avvia ad ampliare il campo applicativo dell’equo compenso intervenendo sugli squilibri nei rapporti contrattuali fra professionisti e clienti forti, quale tutela sarà riservata agli amministratori di condominio? Vedremo, anche se intanto dobbiamo come al solito accontentarci, e restare fiduciosi che qualche soluzione presto o tardi arriverà. Meno male che nel frattempo, attraverso un emendamento approvato ad hoc, il numero dei referenti indicati dal ministero dello Sviluppo Economico per le professioni non ordinistiche è stato elevato da due a cinque unità. Siate ottimisti, cari amici amministratori, che per il futuro c’è sicuramente da ben sperare. Anche se, per voi, l’equo compenso non sembra essere propriamente dietro l’angolo.
Avvocato Michele Zuppardi