Abitare 2016: anche il condominio diventa social
Un strada, un quartiere, una casa: dopo le social street (reti organizzate dai residenti per socializzare e mettere in comune necessità, conoscenze e professionalità) anche il condominio diventa social. Certo, non esiste ancora il portierato di quartiere come a Parigi, dove in un’edicola di place des Vosges c’è Lulu dans ma rue, il servizio che risolve problemi di manutenzione ordinaria, però all’interno dei condomini italiani la condivisione delle risorse è già nell’aria. Lo evidenzia l’ultima indagine dell’ufficio studi idealista, Abitare 2016.
La condivisione di spazi e servizi condominiali piace a 1 individuo su 3. La tendenza alla compartecipazione è più sentita nelle grandi città, ossia centri con più di 1 milione di abitanti, come fattore di socializzazione e conseguenza della crisi economica che ha attraversato il Paese negli ultimi anni. E le famiglie per far quadrare i conti cercano di economizzare sulla tata, sul wifi, sulla palestra, persino sul cibo attraverso acquisti in gruppo. Secondo le stime del portale immobiliare i risparmi per una famiglia di 4 persone possono raggiungere 2 mila euro l’anno. Lo studio ha coinvolto un panel di 3.892 persone che nell’ultimo trimestre hanno attivato il servizio di alert per l’acquisto/affitto di un immobile su idealista, a cui è stato sottoposto un questionario online di 25 domande. Dalle risposte è emerso che il 47% degli intervistati vorrebbe condividere l’orto condominiale, il 36% stireria e servizi alla persona come il baby sitting, il 31% l’assistenza per gli anziani e le pulizie, seguito da attività ricreative come la biblioteca (25,5%) o la sala giochi (20,8%). Il condominio social è anche multi-generazionale, perché piace alle persone di tutte le età e non conosce differenze geografiche.